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Ho bisogno di una psicoterapia

Quando ci si accorge che è giunto il momento di effettuare una consulenza psicologica? Quali sono i sintomi che ci devono indurre a riflettere sul nostro stato psicologico? Quand’è che dobbiamo davvero preoccuparci?

Sono gli altri che ce lo devono consigliare o siamo noi che dovremmo renderci conto del nostro stato e cercare una soluzione?

La nascita di un’esigenza

Di solito, l’esigenza nasce dal profondo: anche quando apparentemente sono gli altri (amici, familiari, colleghi) che ci fanno notare il nostro disagio, è sempre l’individuo che, alla fine, sceglie, spinto da una motivazione interna più o meno cosciente.

Richieste ai medici di base

Attualmente, almeno il 50% delle richieste rivolte ai medici di base nascondono, in realtà, un disagio di ordine psichico (dato emerso da un’analisi condotta dall’Ordine Nazionale degli Psicologi).

Ciò significa che almeno la metà degli individui avrebbe bisogno di sostegno psicologico e che un numero ancora maggiore sperimenta disagio in tal senso: questi elementi risultano allarmanti, soprattutto quando queste richieste d’aiuto non sono recepite o vengono fraintese.

È per tali motivi che è essenziale fare chiarezza sulle ragioni che possono portare ad un consulto psicologico. Non dimentichiamo, inoltre, che corpo e psiche costituiscono sempre e comunque un tutto non divisibile: anche quando il disturbo si manifesta a livello fisico, ci saranno in ogni caso implicazioni a carico della psiche del soggetto in questione (avremo modo di approfondire questa tematica poco più avanti).

I disagi psicologici che possiamo sperimentare nella nostra esistenza sono numerosi: tuttavia, è possibile catalogarli e racchiuderli in alcune grandi aree.

AREA DELLA SOCIALITÀ: DIFFICOLTÀ RELAZIONALI

L’area della socialità rappresenta un importante indicatore della nostra salute psichica: come sempre, il benessere si trova raggiungendo uno stato di equilibrio tra due poli, in questo caso tra socievolezza e riservatezza.

L’eccesso di socialità (colloquiare con tutte le persone che si incrociano per la strada) o una riservatezza che sfocia nell’isolamento (non avere nessuna relazione sociale) fungono da affidabili sentinelle del nostro stato psicologico.

Tali difficoltà possono manifestarsi nella relazione con il partner, con familiari più o meno prossimi, con colleghi di lavoro o di studio.

AREA EMOTIVA: CONFLITTUALITÀ EMOTIVE

Le persone ‘sane’ riescono ad esprimere le emozioni in modo congruo e soddisfacente, tenendo conto anche delle diverse situazioni.

Nella vita di tutti i giorni viviamo periodi di serenità che si alternano a momenti più o meno conflittuali e dolorosi: quando questi ultimi aspetti diventano una costante nella nostra esistenza e rendono difficile (se non, a volte, impossibile) lo svolgimento di ruoli e funzioni, significa che la situazione è critica e l’aiuto di uno specialista della salute mentale può aiutarci a valutare la situazione ed eventualmente prendere in considerazione l’idea di iniziare un percorso psicoterapeutico.

Avere difficoltà a trattenere le lacrime davanti ad un cliente o un datore di lavoro o, al contrario, non riuscire ad esprimersi a livello emotivo – emozionale, possono costituire un segnale di questo tipo di squilibrio.

AREA TRAUMATICA: UN PASSATO SEMPRE PRESENTE

Ognuno di noi è sottoposto ad eventi dolorosi, ma la reazione a tali accadimenti dipende da una serie di variabili sociali, ambientali, psicologiche, biologiche non sempre definibili o evidenti.

Al di là dei grandi eventi stressanti (quali la scomparsa di un parente molto stretto, la separazione coniugale, l’essere stati vittime di abuso o molestie, il licenziamento), possono succedere avvenimenti in apparenza innocui che però, a ben vedere, si rivelano cause di stress e trauma più o meno intensi.

Spesso, poi, gli eventi traumatici si sommano tra loro nel tempo (si parla infatti di ‘trauma cumulativo’) e l’ultimo elemento in ordine cronologico può fungere da catalizzatore del disagio psicologico generale. L’ultimo fatto avvenuto può aprire, per così dire, “il vaso di Pandora”, lasciando che tutta la conflittualità irrompa in maniera palese nella nostra vita, quasi inaspettatamente e senza che si possa continuare a nasconderla a noi stessi e agli altri.

Può anche capitare che un evento oggettivamente doloroso (come un lutto o una separazione) prolunghi nel tempo la sofferenza, non dando più tregua e focalizzando il pensiero sull’evento drammatico, spegnendo ogni speranza di via d’uscita.

DISAGIO SOMATICO (ACUTO O CRONICO)

La colonna spezzata, Frida Kahlo (1944)

Una patologia somatica cronica o una disfunzione organica temporanea possono fiaccare lo stato psicologico di una persona in misura più o meno rilevante. Può accadere che il problema fisico faccia emergere una fragilita’ psichica mai venuta fuori prima d’ora, ma che con ogni probabilità esisteva già.

In alcuni casi, di fronte ad un disagio somatico, la personalità del soggetto deve adattarsi ai cambiamenti (per esempio, nel caso di un temporaneo o permanente utilizzo di ausili per la deambulazione come stampelle o sedia a rotelle): tali modificazioni e adattamenti psichici non sempre avvengono in maniera automatica o indolore, e necessitano di un lavoro di elaborazione mentale a monte che varia a seconda della personalità del singolo individuo.

Ricevere una diagnosi infausta che riguarda noi o uno dei nostri cari può trasformarsi in una sfida in cui una rabbiosa non accettazione ha la meglio sull’adattamento.

Per conoscersi in modo più profondo: io e me.

È possibile chiedere una consultazione o intraprendere una psicoterapia anche in assenza di gravi e franchi sintomi di disagio psicologico: ciò avviene quando si sperimenta il desiderio di approfondire e migliorare il rapporto con se stessi, magari in occasione di scelte importanti, con lo scopo di superare ostacoli, per cambiare alcuni atteggiamenti e raggiungere nuovi obiettivi. Mettersi in discussione, in determinate fasi della vita, può essere la soluzione migliore per stare bene con se stessi, e di conseguenza con gli altri.

Il dilemma dello stigma: io? Mai avuto problemi psicologici.

Nella mentalità e nella cultura del nostro Paese la psicologia non ha ancora assunto una posizione chiara e definita e l’unica figura di riferimento per la salute (anche psichica), sembra ridursi unicamente a quella del medico; quando però il medico è uno psichiatra o lo specialista è uno psicologo emergono di frequente pregiudizi in tal senso.

Se il disagio è intenso e conduce ad una consultazione psicologica, è comune provare un forte imbarazzo nel confessare questo genere di scelta, come se il disagio psichico si riducesse all’area dei disturbi mentali gravi (schizofrenia) e come se il paziente si trasformasse in una sorta di mostro dal quale è bene tenersi alla larga.

In realtà, come è naturale rivolgersi ad uno specialista odontoiatra per problemi dentali, dovrebbe essere altrettanto spontaneo e socialmente accettato chiedere aiuto psicologico: è bene rendersi conto che non esiste essere umano che sia esonerato dal confronto con difficoltà o blocchi psicologici. Una volta intrapresa la strada della conoscenza di sé, con il supporto e la guida di uno specialista competente, è possibile sperimentare nuovi modi di essere se stessi e nuove occasioni di mettersi in gioco, con consapevolezza e con una maggiore dose di serenità.

Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).

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