| 

Una riflessione sulla longevità

«Invecchiare ci mette di fronte a cambiamenti fisici, energetici, mentali: gli anni portano esperienze e alterazioni che, se vogliamo invecchiare bene, vanno accettate e non combattute o addirittura negate e rimosse» (da Longevità, di U. Veronesi)

Di longevità Umberto Veronesi ne sa più di qualcosa: non solo per il suo straordinario contributo nel rendere l’esistenza dei pazienti oncologici più lunga e migliore, ma anche perché egli stesso ha vissuto una vita decisamente non breve (ha raggiunto i 90 anni).

L’oncologo


Scomparso nel 2016, è stato uno dei più celebri oncologi italiani; punto di riferimento nell’ambito della medicina e della ricerca scientifica dedicata al contrasto della malattia oncologica a livello internazionale, nel 2001 ha ricoperto il ruolo di Ministro della Sanità durante il governo Amato.
Più nello specifico, la sua attività di specialista si è concentrata sul trattamento del carcinoma mammario.
In questo ambito, Veronesi ha sostenuto l’ipotesi che la quadrantectomia (asportazione di un solo quadrante della ghiandola mammaria) fosse la tecnica chirurgica migliore per combattere i tumori mammari, rispetto alla mastectomia (asportazione totale della ghiandola), purché abbinata alla radioterapia.
Oggi questa posizione è divenuta prassi, in oncologia.

Il libricino


Nel 2012, l’oncologo ha pubblicato un libricino intitolato Longevità che ho trovato sintetico e allo stesso tempo prezioso: un brillante concentrato di esperienze professionali e personali miscelate insieme, relative al tema del titolo.
Mi sento di consigliarlo a chi prova sorpresa e una sorta di curiosità per i “segni e sintomi” che il passare del tempo imprime sulla mente e sul corpo di noi esseri viventi.

Longevità e giapponesi


Nel libricino, Veronesi accenna al popolo giapponese e alla loro proverbiale longevità.
Come forse molti già sapranno, il Giappone è la nazione più longeva del mondo.
Forse però non è noto a tutti che nello specifico è l’isola di Okinawa che si aggiudica il primato assoluto.
Su quest’isola, infatti, la durata media della vita è 81,2 anni e i centenari sono il 20% della popolazione! Molti meno tumori, molte meno patologie cardiovascolari e demenze, colesterolo bassissimo…
La domanda è ovvia: come fanno a vivere così a lungo e così bene? Qual è il segreto di questa fetta di popolazione giapponese?

foto di DeltaWorks

I segreti di Okinawa: cibo e non solo


Come possiamo facilmente immaginare, l’alimentazione di queste persone si basa su cibi sani, non raffinati, “a chilometro zero”, con pochissimi grassi “cattivi”, mancano quasi del tutto abitudini poco sane come quella dell’alcool e del fumo… ma c’è dell’altro.
Oltre ad alimentarsi secondo diete che non superano le 1100 calorie giornaliere, infatti, questi giapponesi conducono uno stile di vita e hanno una mentalità alquanto distante dalla nostra.
Ciò che mi ha più colpita sono stati gli aspetti legati a lavoro, società e divertimento.

Gli anziani, laggiù


Gli abitanti di Okinawa, quando invecchiano, restano parte attiva della popolazione. Già questo costituisce un fattore in grado di influenzare la longevità.
Infatti, a Okinawa, gli ultranovantenni continuano a lavorare – laddove ciò sia possibile – e praticano regolarmente le arti marziali.
Nei loro confronti, le persone nutrono rispetto e stima e, qualora fossero in stato di necessità, sono pronte a soccorrerli.
Su quest’isola la famiglia è intesa in senso più ampio, rispetto a ciò che intendiamo noi in Occidente: la famiglia è estesa anche al villaggio in cui si vive e al gruppo sociale d’appartenenza.

foto di DeltaWorks

Longevità e interessi


Nel mondo occidentale, molto spesso, gli anziani vengono marginalizzati e questo li conduce a disinvestire nel mondo e negli interessi che li legano ad esso.
La ricerca ci insegna che “invecchiare senza perdere di vista gli interessi culturali” ma anche quelli spirituali, aiuta a mantenere la psiche e il corpo attivi e, quindi, a contrastare l’invecchiamento.
Frequentare persone di età anche diverse, appassionarsi al mondo dell’arte, della cultura, della ricerca, sono modi per restare “vivi dentro”, come ci insegnano novantenni e ultranovantenni del calibro di Giorgio Armani, Valentino Garavani, Otto Kernberg e tanti altri.
Veronesi scrive: «sono certo che parte della longevità sia legata alla consapevolezza che non bisogna smettere di essere curiosi e dedicarsi alle passioni intellettuali» (p. 18).

Invecchiare è inevitabile


Ogni essere vivente, proprio in quanto tale, dopo un certo periodo di tempo, scompare: alla morte, lo sappiamo bene, “non c’è scampo”.
Possiamo vederla come l’unica certezza della vita, come il “mal comune” che ci rende solidali con tutti gli altri individui che hanno vita, ma quello è ciò che, presto o tardi, accadrà. Capita sovente che si dedichi del tempo, in psicoterapia, a riflettere sulla fine della vita e mi sembra normale e sano che ciò accada.

Se siamo tra coloro che hanno l’occasione di vivere a lungo, tanto vale provare ad invecchiare bene e cercare di evitare di soffrire in fase finale.
Invecchiare, ci ricorda Veronesi, significa che il nostro metabolismo rallenta e che via via iniziamo ad accumulare stati infiammatori.
È quindi molto importante mantenere basso il livello infiammatorio generale di mente e corpo, stando anche attenti a non assumere cibi infiammatori (esempio: i latticini, la carne rossa) o assumerne in quantità misurata.
Nell’ambito alimentare, vive più a lungo chi mangia meno. Ma la questione, ovviamente, non si riduce a questo.

Invecchiare bene

La vita occidentale è costellata di abusi orali, di stravizi culinari – soprattutto nei paesi dove la cucina è un’arte, come l’Italia – e invece dovremmo restare più leggeri e cibarci di alimenti il più possibile non grassi, biodinamici, in definitiva salutari.
Un altro pilastro dell’invecchiamento “sano” sta nell’attività fisica: senza dover esagerare, cerchiamo di mantenerci attivi e di resistere alla pigrizia che a volte può prendere il sopravvento.
Nell’ambito dell’attività fisica, ci ricorda l’oncologo, è inclusa anche l’attività sessuale, che fa bene al corpo e alla psiche: «una vita sessuale attiva e appagante è una delle medicine migliori».
Se a consigliarlo è sua maestà Umberto Veronesi, credo che gli si debba dar credito.
Altro aspetto fondamentale: mantenerci attivi e curiosi verso gli altri, il mondo, le attività da svolgere nel tempo libero. L’esempio dei giapponesi di Okinawa mi sembra decisamente convincente.
Il cervello è un organo plastico, che necessita di stimoli costanti e arricchenti: è «la forma più bella e completa di evoluzione [… ] capace di veri e propri miracoli […] immagazzina dati ed emozioni […] sostiene il corpo, invia ordini e riceve messaggi … ».

Inoltre, la ricerca ci ha dimostrato che i neuroni, che prima si credevano incapaci di replicarsi, hanno la possibilità di rigenerarsi: teniamolo a “mente”!

Ultimo, ma non in ordine di importanza, il grande segreto che non conosce vecchiaia e non passa mai di moda: nutrirsi e nutrire le persone care con i nostri sentimenti. In una sola parola: amare.

foto di Pexels

Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).
© Tutti i diritti riservati

Articoli simili